locale comerciale affittato a reddito circa 30.000 annuicon canna fumaria vendesi centro testaccio possibilità accollo mutuo.negozio con soffitti alti 6 metri e soffitti a volta di inizio secolo.mq 110 commerciali unica luce su strada canna fumaria.ideale per pizzeria, friggitorie gastronomie bar e pasticceria gelateria.alcuni dettagli sulla zona:testaccio è il nome del ventesimo rione di roma,il nome deriva dal cosiddetto monte (mons testaceus): 35 metri di cocci (testae, in latino) e detriti vari, accumulatisi nei secoli come residuo dei trasporti che facevano capo al porto di ripa grande.il toponimo indica anche la zona urbanistica 1d del i municipio. popolazione della zona urbanistica: 8.373 abitanti.storia:il porto dell'emporio funzionava fin dall'epoca romana, ed era il punto d'approdo delle merci e delle materie prime (prioritariamente marmi, grano, vino) che, arrivate via mare dal porto di ostia, risalivano il tevere su chiatte rimorchiate dai bufali che nel 1842 vennero sostituiti con rimorchi a vapore.nei secoli i cocci delle anfore, che servivano a contenere grano e alimenti liquidi durante il trasporto, si accumularono a montagnola: da qui il nome - antico - di monte testaccio o monte dei cocci, e la scelta - moderna - dell'anfora come simbolo del rione. il numero delle anfore accatastate si stima attorno ai 25 milioni. le anfore vuote che avevano contenuto soprattutto olio venivano rotte in cocci poi disposti ordinatamente per dare stabilità in piramide a gradoni e cosparsi di calce per evitare gli odori dovuti alla decomposizione dei residui organici.nei secoli xiii e xiv vi si teneva un palio da cui l'altra denominazione di mons de palio.i marmi, che diedero il nome alla via marmorata che mette in comunicazione il porto di ripa con la porta san paolo, erano quelli che i romani continuarono ad importare da tutto il mar mediterraneo via mare fino alla fine dell'impero, e che nella decadenza di roma rimasero inutilizzati in grandi quantità, res nullius, per secoli cava a cielo aperto di semilavorati di valore.lapide del 1720 che ricorda l'uso pubblico dei prati di testacciofino alla bonifica e alla riorganizzazione urbana iniziata dopo il 1870, che destinò questo territorio e quello lungo la via ostiense fino alla basilica di san paolo ad attività industriali e di servizi pesanti (ferrovie, mattatoio, mercati generali, fabbrica del gas qui trasferita dal circo massimo) la zona, che pure era dentro le mura, era popolata da contadini poveri e pastori, soggetta alle alluvioni del tevere e infestata dalla malaria, che cominciava alle porte di roma.lo spazio tra il monte dei cocci e le mura era ad uso pubblico, e chiamato «i prati del popolo romano», e i romani di città la frequentavano per diporto: per loro i prati del testaccio erano destinazione tradizionale delle gite di pasquetta e delle ottobrate[3].testaccio è un esempio tipico di urbanizzazione industriale, nata come insediamento abitativo, separato e prossimo, connesso a luoghi di produzione: il rione entro le mura nacque, in effetti, come propaggine residenziale destinata agli operai addetti alle attività che si vennero insediando lungo la via ostiense dalla fine dell'ottocento. da questo punto di vista è un esempio unico, a roma, di urbanizzazione programmata.partita al campo testaccio negli anni trentagià il primo piano regolatore di roma capitale, nel 1873, prevedeva che l'espansione industriale della città dovesse avvenire nella zona ostiense: favorivano questa scelta il territorio pianeggiante e la presenza di varie vie di comunicazione - la via ostiense appunto, il fiume con il porto di ripa, e la ferrovia.il rione, in quanto entità amministrativa, è di istituzione abbastanza recente: fu scorporato nel 1921 dal vasto e poco popolato rione ripa, anche se il testaccio aveva una sua identità da sempre e godeva di non buonissima fama, le
N.B.: APE (Attestato Prestazione Energetica), IPE (Indice di Prestazione Energetica) o Classe Energetica se assenti non sono stati definiti dall'inserzionista